Come
si fa ad andare da Armeno a Gravellona in bici senza passare da Omegna e
nemmeno da Baveno ?
Semplice,
sali in cima al Mottarone e poi ti sbatti giù dai pilastri occidentali.
E
questo è quello che abbiamo fatto !
Il
Mottarone presenta la sua faccia più severa verso occidente, precisamente tra
Gravellona e le Brughiere dove possenti pilastri vertiginosi sembra che tengano
in piedi tutta la grande montagna.
Le
anticime del Mottarone, la Cima Cusio, la Cima delle Guide e le incredibili guglie
delle Principesse fanno da corona all’abisso della Valle dell’Inferno. Dal filo
di sentiero di cresta del Colle delle Capre abbiamo guardato sotto verso
l’abisso e in fondo, nella vallata della Corciera, le automobili che passavano
sul viadotto della galleria e nel parcheggio della Tigros (ex Billa) sembravano
formichine.
Questo
significava che si presentava davanti a noi un notevole dislivello da compiere.
Quasi
due ore infatti abbiamo impiegato per scendere dalla vetta a Gravellona, in
pratica lo stesso tempo della salita da Omegna alla vetta, sembra incredibile
ma è così.
Causa
il grande dislivello, i tanti km di sentiero e la difficoltà tecnica che a
volte rasenta l’estremo, ma non è mai impossibile per i quattro biker della
Iride che hanno compiuto l’ultima impresa della stagione.
La
discesa risulta ciclabile all’80% circa, certo, bisogna essere veri biker, non
budini.
Il
restante 20% bisogna scarpinare ma il panorama è talmente bello con le sue
insolite prospettive sulla Corciera, sull’intero arco alpino, sull’Ossola che
sale, sul Montorfano, sulle prealpi quarnesi e stronesi, che non ti pesa
assolutamente fare qualche passo.
La
discesa è da dividere in 5 parti:
1)
Dalla
vetta al Colle delle Capre: facile e scorrevole tra i prati delle piste del
Mottarone.
2)
Dal
Colle delle Capre a sotto la Cima delle Guide: difficile, a tratti estrema ma
sostanzialmente ciclabile se non fosse che l’abisso alla tua sinistra ti fa
scendere prudentemente dalla bici in alcuni tratti in cui si sarebbe potuto anche
rimanere in sella. Più che altro la difficoltà in questo settore è psicologica
che si somma a quella effettiva del single track.
3)
La
parte centrale: tratti bellissimi e scorrevoli si alternano a tratti molto
tecnici ma non impossibili. A parte qualche passaggio dove bisogna mettere i
piedi per terra a causa di rocce troppo alte o di grandi alberi caduti sul
sentiero durante i numerosi temporali di questa infausta stagione, il tratto
fino al bivio per l’Alpe Nuovo è sostanzialmente ciclabile. La parte successiva
che passa nei pressi dell’Alpe La Colma è a mio giudizio addirittura bellissima,
divertente e scorrevole oltre che particolarmente suggestivo il tratto immerso
nelle betulle. Così anche dopo fino al primo bivio per Granerolo.
4)
Dal
bivio per Granerolo al Motto Bandiera: decisamente impraticabile con la bici e
la scarpinata è durata almeno 10-15 minuti.
5)
Dal
Motto Bandiera alla Valguerra: lunga strada forestale gippabile quindi
ciclabile veloce anche se con fondo molto sconnesso nella parte alta.
In
totale circa 1 ora e 50 minuti di discesa, dalla vetta del Mottarone alla
Valguerra, di cui 20 minuti a piedi (10 nel secondo settore + 10 nel quarto
settore) ma ben 1 ora e mezza piena di godimento.
Certamente
la bici da 29 pollici non si trova a suo agio nei continui passaggi stretti e
tecnicissimi fra alti massi e tende ad incastrarsi tra una curvetta e la
successiva. Anche il manubrione della 29 imbroglia non poco quando bisogna
passare sotto i tronchi degli alberi caduti di traverso sul sentiero. Insomma
ho fatto un po’ di fatica a tenere a bada il mio goffo autobus nelle parti
molto strette, e in questa discesa sono molte.
Ho
notato invece che i ragazzi con la 27 e mezzo erano più agili in questo tipo di
discesa e svicolavano meglio in mezzo alle alte rocce.
Ho
visto Jacopo migliorato tantissimo in discesa rispetto a quando usava la 26
pollici. Con questa 27,5 ha fatto un salto di qualità notevole. In un solo
tratto, a dire il vero molto difficile, ha perso il controllo e ha fatto un
ruzzolone per fortuna senza conseguenze.
Anche
Ivan ha fatto una cappottata perché ha esagerato forse con la velocità in un
tratto dove era meglio tirare le leve. Comunque Ivan è sempre un grande
“manico” ad andare in discesa e con la sua 26 pollici full si è divertito tantissimo,
andava forte e poi si fermava ad aspettarci.
Biagio
è stato veramente superlativo, con le sue ruote da 27,5 ha fatto alcuni
passaggi da brivido in cui io chiudevo gli occhi e speravo nel santo dei biker
che guardasse giù.
Io
ero in coda al gruppo e vedevo chiaramente il comportamento di ognuno di loro.
Biagio
non andava forte come Ivan ma ha fatto dei passaggi in sella oltre l’estremo,
vincendo con leggerezza la forza di gravità in alcuni punti dove invece siamo
scesi a piedi sia io che Ivan.
Dalla
Valguerra siamo risaliti a Granerolo su asfalto e alle 15 e 20 del pomeriggio
siamo arrivati a casa.
Eravamo
partiti dal bar dell’Ospedale di Omegna alle 10 di stamattina, c’era anche
Roberta in MTB che ha fatto la salita con noi. Abbiamo mangiato insieme un
panino al bar della vetta poi Roberta ci ha lasciato preferendo la più sicura
ma fredda discesa asfaltata. Una cosa è sicura, noi quattro NON abbiamo preso
freddo in discesa, anzi l’impegno e la tensione era massima che faceva quasi
caldo e devo dire che stavolta ho fatto quasi più fatica a scendere dal
Mottarone che a salire.
Ora
sono un po’ stanchino e scrivendo al computer sento il mio corpo tutto
indolenzito, domani sarà peggio ma poi passa.
Insomma,
parliamoci chiaro, questa non è una discesa per signorine e deboli di cuore, ma
a chi la percorre potrà dare grandi soddisfazioni.