lunedì 8 dicembre 2014

DOWN HILL MOTTARONE Parete Ovest

Come si fa ad andare da Armeno a Gravellona in bici senza passare da Omegna e nemmeno da Baveno ?
Semplice, sali in cima al Mottarone e poi ti sbatti giù dai pilastri occidentali.
E questo è quello che abbiamo fatto !
Il Mottarone presenta la sua faccia più severa verso occidente, precisamente tra Gravellona e le Brughiere dove possenti pilastri vertiginosi sembra che tengano in piedi tutta la grande montagna.
Le anticime del Mottarone, la Cima Cusio, la Cima delle Guide e le incredibili guglie delle Principesse fanno da corona all’abisso della Valle dell’Inferno. Dal filo di sentiero di cresta del Colle delle Capre abbiamo guardato sotto verso l’abisso e in fondo, nella vallata della Corciera, le automobili che passavano sul viadotto della galleria e nel parcheggio della Tigros (ex Billa) sembravano formichine.
Questo significava che si presentava davanti a noi un notevole dislivello da compiere.
Quasi due ore infatti abbiamo impiegato per scendere dalla vetta a Gravellona, in pratica lo stesso tempo della salita da Omegna alla vetta, sembra incredibile ma è così.
Causa il grande dislivello, i tanti km di sentiero e la difficoltà tecnica che a volte rasenta l’estremo, ma non è mai impossibile per i quattro biker della Iride che hanno compiuto l’ultima impresa della stagione.
La discesa risulta ciclabile all’80% circa, certo, bisogna essere veri biker, non budini.
Il restante 20% bisogna scarpinare ma il panorama è talmente bello con le sue insolite prospettive sulla Corciera, sull’intero arco alpino, sull’Ossola che sale, sul Montorfano, sulle prealpi quarnesi e stronesi, che non ti pesa assolutamente fare qualche passo.
La discesa è da dividere in 5 parti:
1)    Dalla vetta al Colle delle Capre: facile e scorrevole tra i prati delle piste del Mottarone.
2)   Dal Colle delle Capre a sotto la Cima delle Guide: difficile, a tratti estrema ma sostanzialmente ciclabile se non fosse che l’abisso alla tua sinistra ti fa scendere prudentemente dalla bici in alcuni tratti in cui si sarebbe potuto anche rimanere in sella. Più che altro la difficoltà in questo settore è psicologica che si somma a quella effettiva del single track.
3)   La parte centrale: tratti bellissimi e scorrevoli si alternano a tratti molto tecnici ma non impossibili. A parte qualche passaggio dove bisogna mettere i piedi per terra a causa di rocce troppo alte o di grandi alberi caduti sul sentiero durante i numerosi temporali di questa infausta stagione, il tratto fino al bivio per l’Alpe Nuovo è sostanzialmente ciclabile. La parte successiva che passa nei pressi dell’Alpe La Colma è a mio giudizio addirittura bellissima, divertente e scorrevole oltre che particolarmente suggestivo il tratto immerso nelle betulle. Così anche dopo fino al primo bivio per Granerolo.
4)   Dal bivio per Granerolo al Motto Bandiera: decisamente impraticabile con la bici e la scarpinata è durata almeno 10-15 minuti.
5)   Dal Motto Bandiera alla Valguerra: lunga strada forestale gippabile quindi ciclabile veloce anche se con fondo molto sconnesso nella parte alta.
In totale circa 1 ora e 50 minuti di discesa, dalla vetta del Mottarone alla Valguerra, di cui 20 minuti a piedi (10 nel secondo settore + 10 nel quarto settore) ma ben 1 ora e mezza piena di godimento.
Certamente la bici da 29 pollici non si trova a suo agio nei continui passaggi stretti e tecnicissimi fra alti massi e tende ad incastrarsi tra una curvetta e la successiva. Anche il manubrione della 29 imbroglia non poco quando bisogna passare sotto i tronchi degli alberi caduti di traverso sul sentiero. Insomma ho fatto un po’ di fatica a tenere a bada il mio goffo autobus nelle parti molto strette, e in questa discesa sono molte.
Ho notato invece che i ragazzi con la 27 e mezzo erano più agili in questo tipo di discesa e svicolavano meglio in mezzo alle alte rocce.
Ho visto Jacopo migliorato tantissimo in discesa rispetto a quando usava la 26 pollici. Con questa 27,5 ha fatto un salto di qualità notevole. In un solo tratto, a dire il vero molto difficile, ha perso il controllo e ha fatto un ruzzolone per fortuna senza conseguenze.
Anche Ivan ha fatto una cappottata perché ha esagerato forse con la velocità in un tratto dove era meglio tirare le leve. Comunque Ivan è sempre un grande “manico” ad andare in discesa e con la sua 26 pollici full si è divertito tantissimo, andava forte e poi si fermava ad aspettarci.
Biagio è stato veramente superlativo, con le sue ruote da 27,5 ha fatto alcuni passaggi da brivido in cui io chiudevo gli occhi e speravo nel santo dei biker che guardasse giù.
Io ero in coda al gruppo e vedevo chiaramente il comportamento di ognuno di loro.
Biagio non andava forte come Ivan ma ha fatto dei passaggi in sella oltre l’estremo, vincendo con leggerezza la forza di gravità in alcuni punti dove invece siamo scesi a piedi sia io che Ivan.
Dalla Valguerra siamo risaliti a Granerolo su asfalto e alle 15 e 20 del pomeriggio siamo arrivati a casa.
Eravamo partiti dal bar dell’Ospedale di Omegna alle 10 di stamattina, c’era anche Roberta in MTB che ha fatto la salita con noi. Abbiamo mangiato insieme un panino al bar della vetta poi Roberta ci ha lasciato preferendo la più sicura ma fredda discesa asfaltata. Una cosa è sicura, noi quattro NON abbiamo preso freddo in discesa, anzi l’impegno e la tensione era massima che faceva quasi caldo e devo dire che stavolta ho fatto quasi più fatica a scendere dal Mottarone che a salire.
Ora sono un po’ stanchino e scrivendo al computer sento il mio corpo tutto indolenzito, domani sarà peggio ma poi passa.

Insomma, parliamoci chiaro, questa non è una discesa per signorine e deboli di cuore, ma a chi la percorre potrà dare grandi soddisfazioni.