domenica 21 novembre 2010

Cavallirio (NO) - ho visto …

Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare.
Ho visto gironi di fango dove bikers dannati si torcevano in eterno avviluppati ai telai delle loro povere bici.
Ho visto un baratro fangoso dove gli atleti si tuffavano a capofitto tirando inutilmente al massimo le cordine dei freni esausti e finivano, i più fortunati, in un laghetto melmoso fino a mezzaruota. I meno fortunati finivano invece di testa ai lati del baratro trascinando la bici sopra di se in rovinose cadute. Ho visto udacini camminare a fatica nella melma che toccava il movimento centrale trascinando biciclette ormai pesanti come harley. Ho visto lavare una bici direttamente nel torbido torrente che costeggia il devastato percorso di guerra in mezzo al bosco. Ho visto uomini seminudi che a fine gara, con una temperatura che si aggirava sui 5 gradi, si lavavano con le stesse canne del lavaggio bici.
Ho visto però faccie serene, visi devastati dal fango ma sorridenti, Sandro Bramati che mi mostra soddisfatto la sua Alan rinata dopo il delicato intervento chirurgico. La Cortinovis, che rimane bella anche ricoperta di pantano, che mi dice sconsolata “… tanto fango, tante cadute …” ma gli occhi che spuntano dalla fanghiglia non tradiscono la serenità e la voglia di riprovarci. Carmine che si avvicina alla fine della sua gara è anche lui, come tutto e come tutti, completamente ricoperto di fango e vuole abbracciarmi scherzosamente ma lo evito, vorrei salvare almeno la mia giacca a vento dalla lavatrice questa sera. Poi si rivolge a mio figlio e dice: “vedi queste non sono gare ma prove di sopravvivenza, cioè se uno passa indenne e porta a termine una prova così allora può fare tutto nella vita, qualsiasi lavoro le venga sottoposto”. Biagio lo ascolta e lo osserva con devozione e rispetto a differenza di quando parlo io che non mi ascolta mai, boh?
Ho anche visto il NOSTRO presidente Alberto Filippini, con cappotto e cappello, inforcare una bici da donna con una mano sul manubrio e l’altra a reggere un ombrello e sfrecciare sul percorso per raggiungere la zona di partenza (però che gamba che ha ancora il presidente! E con una mano sola!).
Ho visto i nostri due valorosi bikers della Iride, Ivan Ciocca e Luca Cerutti, cavalcare i loro velocipedi e battersi come antichi cavalieri medievali in un oceano di fango. Ho visto persino Ivan superare all’ultimo giro l’ottimo Carlo Forzani, con un sorpasso incredibile sul punto più ripido del dirupo fangoso. Forse gli hanno ceduto i freni e suo malgrado ha acquisito una folle velocità rimanendo in piedi per miracolo. I freni stridevano, il fango si accumulava ad ogni giro sui telai, sui cambi, sulla faccia, sin dentro nell’anima; le mani sporche e bagnate alzavano le bici e le spingevano nei prati pesanti di pioggia. Ad ogni giro i colori dei vari Team assumevano un unico colore: quello marrone del fango. Grande spettacolo! Questo è ciclocross.
Insomma, era un’altra di quelle giornate da starsene in casa tutto il pomeriggio a guardare la tv o al massimo a fare una passeggiatina al centro commerciale. Questi atleti invece hanno voluto rompere la logica di un’altra domenica sul divano (sarebbe stata la 5° consecutiva con il brutto tempo!) e non sono stati a guardare alla finestra e con le loro fedeli biciclette hanno affrontato una giornata di ciclismo d’altri tempi. Sotto la pioggia novembrina hanno lottato come leoni immersi nel fango delle colline di Cavallirio ed hanno portato a termine una delle più dure gare del master di ciclocross. E’ difficile spiegare con le parole quello che ho visto e purtroppo non ho nemmeno una foto ma vedremo quelle sul sito del master. Sono stato testimone di una impresa epica. Grazie ragazzi, esempio per i pigri e consolazione degli afflitti. Grazie Master.

“Ciclisti … che gente!”