giovedì 5 agosto 2010

GITA AL MONTE AMIATA CON UN GRANDE VIB (“Very Important Biker”)

Anche quest’anno le mie vacanze estive in Toscana all’Argentario sono state caratterizzate da alcune belle pedalate. La classica salita all’alba sino alla Punta Telegrafo passando per il convento dei Frati passionisti, ripetuti circuiti della strada panoramica del promontorio, una bella escursione andata e ritorno dal Poggio Fondoni a precipizio sino al Mar Morto e alla Cala Piccola. Ma l’estate 2010 rimarrà soprattutto indimenticabile per una bella impresa ciclistica per me assolutamente inedita nell’entroterra Maremmano, per di più effettuata assieme ad un eccezionale VIB (“Very Important Biker”).
Infatti, non capita tutti i giorni di poter fare una pedalata sul Monte Amiata in compagnia di una grande personalità istituzionale italiana ed internazionale come Romano Prodi. Nemmeno a me che ho il piacere e l’onore di conoscere l’ex Presidente del Consiglio e della Commissione Europea da quasi 30 anni, avendo cominciato a lavorare come economista proprio nella società di ricerche Nomisma da lui fondata a Bologna nel 1981.
A volte le cose più riuscite nascono per caso. Una telefonata per uno scambio di saluti, la scoperta di essere contemporaneamente in vacanza al mare in Toscana in due località vicine, l’idea di sfruttare la coincidenza per scalare insieme l’Amiata. Decidiamo senza esitare. Appuntamento ad Arcidosso per mercoledì 5 agosto alle 8:30.
Il giorno atteso arriva presto. Lascio l’Argentario in auto alle 6:15 del mattino e mi dirigo verso Grosseto percorrendo l’Aurelia. Purtroppo, contrariamente a quanto preannunciato dai meteo, la giornata non è delle migliori. Nere nuvole minacciose incombono sul profilo del Monte Amiata che si staglia all’orizzonte. Superato il capoluogo della Maremma e presa la superstrada per Siena esco al casello di Paganico dirigendomi verso Arcidosso. La strada si snoda su tortuosi saliscendi che si incuneano nella campagna e tra le colline. Montalcino e S. Quirico d’Orcia distano non più di 30-40 Km. Qualche raggio di sole filtra tra le nuvole e infonde un po’ di fiducia: speriamo almeno che non piova.
Dopo un po’ compare oltre un dosso l’imponente sagoma del Monte Amiata, antico vulcano spento la cui ultima eruzione viene fatta risalire a circa 700 mila anni fa: una sorta di tarchiato Fujiyama mediterraneo con una lunghissima storia fatta di miniere di mercurio, villaggi medioevali, ulivi e vino, castagni e faggi. Arrivo ad Arcidosso con largo anticipo e parcheggiata l’auto ne approfitto per mangiare una sfoglia alla Nutella e bere un tè caldo in un bar. Mi preparo e faccio qualche pedalata fino ai piedi del turrito castello aldobrandesco tanto per scaldarmi. L’aria è frizzante e mi costringe ad indossare non solo i bracciali ma anche una seconda maglia.
Il Monte Amiata può essere scalato da diversi versanti. Direttamente da Arcidosso, imboccando dopo circa 3 Km al bivio in località Aiuole la strada che sale subito a sinistra verso la vetta. Proseguendo oltre Aiuole, da S. Fiora, passando per Marroneto e Bagnolo, dopodiché comincia la salita vera e propria che si effettua percorrendo la stretta carreggiata che si impenna nel fitto bosco. Più avanti ancora, da Piancastagnaio o da Abbadia San Salvatore, le due ascese più facili. O, infine, sull’altro crinale, da Seggiano o da Castel del Piano.
Prodi arriva in perfetto orario con due accompagnatori che ci seguiranno in auto e un giovane ciclista bolognese appartenente alla Polizia che salirà assieme a noi sull’Amiata. Partiamo verso le 9 meno un quarto prendendo la strada in direzione di S. Fiora. Il nostro piano prevede la “circumnavigazione” del monte, seguendo l’itinerario circolare Arcidosso-S. Fiora-Piancastagnaio-Abbadia San Salvatore-Monte Amiata con discesa via Seggiano e Castel del Piano e ritorno ad Arcidosso: un po’ più di 60 Km in totale. Lasciamo perciò Arcidosso a quota 679 m. e saliamo i 3,2 Km che portano ad Aiuole (818 m.), raggiungendo poi in leggera discesa Santa Fiora (687 m.), perdendo quasi tutto il dislivello che avevamo scalato in precedenza. A S. Fiora è d’obbligo una visita alla meravigliosa Peschiera, ricca di trote e carpe e meta dei turisti. Le abbondanti sorgenti del Fiora, prima di essere destinate ad una rete di acquedotti diretti in tutta la Toscana, alimentavano la Peschiera del parco alberato del giardino padronale degli Sforza-Cesarini, signori di S. Fiora dopo la caduta degli Aldobrandeschi.
La ripida risalita dalla Peschiera fino alla piazza del paese ci risveglia dal torpore obbligandoci ai primi fuori sella. Lasciata S. Fiora prendiamo in direzione di Piancastagnaio attraversando Marroneto. I nomi dei centri abitati che incontriamo non lasciano dubbi: è il castagno a dominare i boschi delle prime pendici del Monte Amiata. Mentre pedaliamo scambiamo qualche battuta sulle vecchie miniere di mercurio del luogo, sui nostri editoriali sul “Messaggero”, sulla decisione della Fiat di aprire uno stabilimento in Serbia, sui cambi delle nostre biciclette, saltando da un argomento all’altro. Il via vai di auto è intenso e un po’ fastidioso. Il cielo in lontananza si fa sempre più scuro e non lascia presagire nulla di buono. Superata Bagnolo arriviamo in località Faggia nei pressi di alcuni cartelli segnaletici che indicano una brusca svolta a sinistra nel bosco verso la vetta: è l’attacco della salita cosiddetta “da S. Fiora”.
All’improvviso Romano sconvolge il programma originario e ci propone di puntare diretti verso l’Amiata. Un po’ per sfuggire al traffico, un po’ per accorciare i tempi e magari evitare di prendere la pioggia e un po’ perché, come dice lui, “che cos’è la vita senza un po’ di avventura?”. Così, partiti con l’idea di seguire il percorso più agevole dei 6 itinerari dell’Amiata, intraprendiamo invece la scalata più dura. Che dura lo è di sicuro, specie nei primi 3-4 Km, con punte che superano il 12-13% e lunghi drittoni nel bosco, dove il castagno lascia presto posto ad altissimi faggi.
Saliamo con un ritmo regolare in un’atmosfera magica mentre la vegetazione si fa sempre più fitta. Nei rari tratti che spianano leggermente troviamo il fiato per parlare ancora un po’ del più e del meno, dal recente Tour de France al mio cane, dalla crisi economica alla telefonata di saluto che faremo al comune amico Alberto Quadrio Curzio a pedalata conclusa.
Superati i tratti iniziali più difficili, dove Prodi, che è anche un infaticabile maratoneta, onora i suoi imminenti 71 anni che compirà il 9 agosto sfoggiando un’invidiabile resistenza, raggiungiamo dopo circa 5 Km il bivio che incrocia la strada ben più agevole proveniente da Piancastagnaio. Da qui in avanti la salita è meno dura ma comunque da non prendere mai sotto gamba. Gli ultimi 5-6 Km ci portano prima al bivio di Prato della Contessa (a circa 1.385 m.) e quindi, rasentando le aperte piste da sci e poi penetrando ancora nel fitto bosco, verso la nostra destinazione. L’aria è davvero fresca e c’è anche un po’ di nebbia che scende all’improvviso e resta come imprigionata tra gli alberi. Raggiungiamo infine il vasto piazzale dell’Amiata (a circa 1.660 m.) con vari bar e ristoranti dove Prodi è presto riconosciuto dalla gente. In particolare, giunge dopo poco tempo una comitiva di ciclisti viterbesi che chiede di poter scattare assieme a lui un’affollatissima foto ricordo. Il timore della pioggia ci spinge a rientrare in anticipo. La discesa diretta verso Arcidosso è velocissima e rimango presto staccato da Romano e dal suo giovane amico poliziotto che filano come proiettili scomparendo alla mia vista. Ci ricongiungiamo al bivio di Aiuole dal quale, poi, arrivare ad Arcidosso è un attimo. In tutto, abbiamo percorso circa 33 Km e, comprendendo i saliscendi e la risalita dalla Peschiera di S. Fiora, abbiamo scalato un dislivello complessivo di oltre 1.100 metri. Ci salutiamo soddisfatti di aver potuto completare questa bella salita insieme che resterà certamente tra i miei più vivi ricordi ciclistici per il carattere straordinario sia dei luoghi sia della compagnia.

Marco Fortis