Quando sembra che la stagione
ciclistica sia indirizzata in modo poco positivo e ci si sente un po’ giù
fisicamente e moralmente, può capitare un momento magico che cambia
completamente lo stato d’animo e fa ritrovare nuovi stimoli.
E’ ciò che mi è
successo nei primi nove giorni di luglio, quando sono riuscito finalmente a
percorrere un bel po’ di chilometri e circa 7.000 metri di dislivello in salita
su strade in prevalenza nuove, oltre che su vecchi percorsi classici della
nostra zona. Il tutto grazie a qualche ritaglio di tempo durante alcune
trasferte di lavoro, a un paio di week-end in montagna e a condizioni meteo
finalmente favorevoli dopo uno dei mesi di giugno più piovosi degli ultimi
anni.
Il tutto è cominciato il 1°
luglio quando, dopo un convegno a Lecco, mi sono diretto a Chiavenna per
affrontare la salita del Passo del Maloja, percorsa in discesa lo scorso anno
dal Giro d’Italia. Lasciata l’auto in un comodo parcheggio ombreggiato, ho
affrontato i primi facili e pedalabili chilometri dominati dalle cascate
dell’Acquafreggia immergendomi in una cappa di afa assolutamente eccezionale.
Il caldo è continuato anche dopo il confine con la Svizzera, praticamente fino
in cima al Passo, costringendomi a riempire la borraccia innumerevoli volte.
La salita del Maloja, di circa 22
chilometri, è alquanto insidiosa perché parte facile ma poi presenta vari
tratti ingannevoli, a causa dell’ampiezza della sede stradale e dei lunghi
rettilinei, che sembrano abbordabili ma in realtà sfoderano pendenze spesso
superiori al 10%. Occorre dosare le forze senza strafare. Il percorso nella
parte centrale si snoda tra campagne verdeggianti e graziosi paesini. In
settimana il traffico automobilistico non è particolarmente intenso.
Dopo Vicosoprano, piccolo centro
abitato dominato dall’imponente diga dell’Albigna, la strada comincia a salire
più imperiosamente entrando nel bosco. Ho effettuato quasi tutto il percorso in
compagnia di due giovani ciclisti svizzeri che, partiti da Savognin, hanno
prima superato il Passo dello Spluga da Splugen, poi sono scesi a Chiavenna e,
valicato il Maloja, sono ritornati a Savognin scalando anche il Julierpass: un
bellissimo ed impegnativo circuito ciclistico!
Un po’ di gocce di pioggia ci hanno
accompagnato negli ultimi chilometri, mentre in lontananza si udivano
minacciosi i tuoni di un temporale. Dall’abitato di Casaccia inizia la parte
più suggestiva della salita. Superato un primo contrafforte della montagna,
comincia il ripido tratto conclusivo del Maloja caratterizzato da numerosi
tornantini che in poco tempo portano al valico: nelle strette curve occorre
prestare particolare attenzione alle auto che scendono spesso a grande
velocità. Quando il traffico cessa e il rombo dei motori si allontana si resta
soli nel bosco silenzioso a pedalare ascoltando il delicato suono metallico
della catena e il ritmo del nostro respiro.
Dopo un breve spuntino ad un
chiosco ho dovuto rinunciare alla breve salita che avevo in programma sino allo
Julierpass da Silvaplana a causa di un temporale in arrivo. Chissà che fine
avranno fatto i due svizzeri? La discesa del Maloja è di gran classe,
velocissima nella parte centrale dove le curve sono rare. Superata la dogana,
in men che non si dica mi sono ritrovato a Chiavenna. Il tempo di acquistare
una slinzega di carne secca da portare a casa ed ero già in viaggio per Lecco
sulla via del ritorno verso Milano.