La prima volta che ho fatto il
Colle dell’Agnello era la primavera del 2007 in occasione del passaggio del
Giro d’Italia poi vinto da Di Luca che quel giorno si aggiudicò anche la tappa
all’arrivo di Briançon.
Ero partito dal Fondovalle passando per Piasco e
raggiungendo prima Sampeyre, poi Casteldefino, Pontechianale con il lago
artificiale del Castello, Chianale ed infine conquistando il mitico passo. Una
delle più lunghe e straordinarie salite delle Alpi, quasi 50 Km dall’imbocco
della Valle Varaita, partendo da Costigliole Saluzzo, con un dislivello
complessivo di circa 2.300 metri, essendo il Colle dell’Agnello con i suoi
2.744 metri di altezza secondo di poco in Europa solo al Col de la Bonnette, al
passo dello Stelvio e all’Iseran.
Ma gli ultimi 10 Km del passo, i
più belli e i più duri, il giorno del Giro d’Italia li avevo scalati disturbato
dal traffico di automobili e ciclisti che insieme a me stavano prendendo
d’assalto il Colle dell’Agnello per assistere al passaggio della corsa: tra
fumi dei tubi di scarico, colpi di clacson e puzza di frizioni bruciate non mi
ero divertito molto. Ero salito fino in vetta, poi ero sceso di qualche
chilometro a causa della nebbia e mi ero fermato a vedere il Giro in un bel
punto panoramico. Infine, dopo il passaggio dei ciclisti, dulcis in fundo, prendemmo tutti in pieno un uragano di pioggia
ridiscendendo a valle con terribili frane che interruppero per alcune ore il
traffico automobilistico. Dopo tanta acqua, impiegai vari giorni per asciugare
completamente la mia bicicletta.
In seguito, quello stesso anno,
tornai di nuovo sul Colle dell’Agnello in occasione della Fausto Coppi Extreme
(che partiva alle nove di sabato sera e si concludeva il giorno dopo affrontando
anche il Col de Vars e il Col de la Bonnette, rientrando infine in Italia
attraverso il Colle della Lombarda con un percorso di oltre 300 Km). Ma, a
causa di improvvisi problemi intestinali dovetti ritirarmi all’una di notte a 4
Km circa dal Colle dell’Agnello rientrando poi faticosamente a Cuneo senza
altro soccorso che quello dell’amico Francesco Rech che rinunciò
cavallerescamente a completare la gara per aiutarmi: quasi 160 Km tra andata e
ritorno percorsi con grande sofferenza ed il tutto per un pugno di mosche. La
rabbia di non aver potuto portare a termine la corsa fu tale che il giorno
dopo, lasciato l’albergo dove avevo pernottato a Cuneo, scalai ancora
debilitato ma determinato come in una cronoscalata il Colle della Lombarda. E
la settimana successiva tornai in zona scalando nello stesso giorno in
successione Col de Vars, Bonnette e Colle della Maddalena.
Tuttavia, mi è sempre rimasto
impresso nella memoria che, sia pure per cause fisiche, l’Agnello quella notte
mi aveva respinto. Ma, come sa chi mi conosce bene, sono un tipo testardo.
Sicché qualche giorno fa, approfittando di una trasferta di lavoro vicino ad
Asti, ho programmato all’ultimo istante un blitz riparatore in Valle Varaita ed
ho affrontato di petto il Colle dell’Agnello con la mia nuova Colnago EPS
bianca. La giornata è stata meravigliosa dal punto di vista meteorologico ed
anche ciclistico. Ed ho fatto un reportage
fotografico adeguato per un’occasione così ghiotta ed importante, fermandomi
varie volte in discesa a scattare delle istantanee degli stupendi panorami.
Questa volta il Colle dell’Agnello non mi ha respinto ed anzi, come in occasione della mia prima precedente visita, ho domato i temibili 10 Km conclusivi con sorprendente facilità nonostante la pendenza media superiore al 10% e svariate punte sino al 14%. L’unica difficoltà della scalata è stato schivare le numerose mucche e i cavalli al pascolo che spesso invadevano il manto stradale.
Questa volta il Colle dell’Agnello non mi ha respinto ed anzi, come in occasione della mia prima precedente visita, ho domato i temibili 10 Km conclusivi con sorprendente facilità nonostante la pendenza media superiore al 10% e svariate punte sino al 14%. L’unica difficoltà della scalata è stato schivare le numerose mucche e i cavalli al pascolo che spesso invadevano il manto stradale.
Quando si arriva al piccolo borgo
di Chianale (1.796 m.) si sono già percorsi circa 40 Km di salita. Ma il bello
deve ancora iniziare. Costeggiato il paese e superata una curva verso sinistra,
la strada si inerpica improvvisamente subito dopo un ponticello: da quel punto
in poi solo raramente la pendenza scenderà sotto il 10%. I primi chilometri
presentano i tratti più impegnativi con secchi tornanti che separano
impegnativi rettilinei dove le pendenze arrivano anche al 14%. Due lunghi
tratti molto ripidi precedono anche la parte centrale della salita, che è
caratterizzata da alcuni sinuosi tornanti in cui la pendenza cala leggermente
per alcune centinaia di metri. Superati alcuni pascoli si riprende a salire con
un nuovo tratto assai ripido che si conclude nei pressi di un piccolo laghetto
glaciale. L’ultima parte dell’ascesa, circa 3 Km, sembra quasi riposante, ma in
realtà anche qui si toccano pendenze ragguardevoli, oltre il 10%.
Un comodo rettilineo di circa 200 metri ci porta infine al Colle dell’Agnello, dove vi è solo una lapide in pietra che indica il confine tra Italia e Francia. Dal lato italiano si può vedere la mole del Monviso apparire tra le nuvole. Sul versante opposto il panorama è altrettanto stupendo e si vede, dopo circa un chilometro e mezzo di discesa, poco più sotto, il “Refuge Agnel Gta”, sempre abbastanza affollato dai turisti d’estate.
Un comodo rettilineo di circa 200 metri ci porta infine al Colle dell’Agnello, dove vi è solo una lapide in pietra che indica il confine tra Italia e Francia. Dal lato italiano si può vedere la mole del Monviso apparire tra le nuvole. Sul versante opposto il panorama è altrettanto stupendo e si vede, dopo circa un chilometro e mezzo di discesa, poco più sotto, il “Refuge Agnel Gta”, sempre abbastanza affollato dai turisti d’estate.
Dopo aver sostato un po’ sul
Passo, riscaldato dai raggi brucianti del sole, ho inforcato la bici ed ho
iniziato la discesa, godendomi ogni singolo tratto del percorso e fermandomi
quasi ad ogni curva e ad ogni tornante a scattare fotografie e a rimirare le
straordinarie vedute degli strapiombi e delle montagne circostanti. Il giusto
modo per festeggiare la pace fatta con il Colle dell’Agnello, di cui d’ora in
poi conserverò un ricordo migliore.
Marco Fortis