Norcia (604 m. slm)-Forca di S. Croce (813 m. slm)-Forca Canapine
(1.541 m. slm)
Bivio per Forca Canapine (1.400 m. slm circa)-valico per il Piano di
Castelluccio (1.500 m. slm circa)
Piano Grande di Castelluccio (1.257 m . slm)-Castelluccio di Norcia (1.452 m . slm)
Piano Perduto (1.300 m. slm circa)-Passo di Gualdo (1.496 m. slm)
Piano Perduto (1.300 m. slm circa)- Castelluccio di Norcia (1.452 m.
slm)
Piano Grande di Castelluccio (1.257 m. slm)-Forca di Presta (1.536 m.
slm)
Piano Grande di Castelluccio (1.257 m. slm)- valico per il Piano di
Castelluccio (1.500 m. slm circa)-Norcia (604 m. slm)
dislivello complessivo: 2.102 metri; circa 85 Km percorsi
La giornata inizia pigramente con
una visita ai vigneti e alla azienda vitivinicola del Gruppo Lungarotti
accompagnato dalla gentile signora Chiara, figlia del fondatore, che guida con
decisione la sua Volvo 4x4 sugli sconnessi sterrati delle colline di proprietà.
In seguito ci rechiamo anche a vedere il suggestivo museo del vino di Torgiano,
voluto sempre dalla sua famiglia. Le sono sinceramente grato per avermi fatto
assaggiare nel corso della cena della sera precedente lo splendido Rubesco
Rosso di Torgiano Riserva 2003, un tre bicchieri rossi davvero magnifico. Alle
11:30 ci salutiamo e mi dirigo in auto verso Spoleto e quindi in direzione
Norcia. Sono circa 90 Km, i primi 45 in superstrada, i secondi tortuosi nell’aspra
ed incassata Valle del fiume Nera. A Cerreto mi fermo ad un chiosco lungo la
strada ed acquisto un calorico panino alla porchetta che mi darà le energie
necessarie per la prossima pedalata. Norcia splende sotto il sole protetta
dalle sue mura di cinta. Parcheggio finalmente l’auto e inforco la bici diretto
verso l’obiettivo della giornata: Castelluccio di Norcia e il suo splendido
altopiano.
L’ora non è proprio la più
propizia per salire verso il valico di Canapine, che mi porta a fare una breve
diramazione supplementare rispetto alla strada per Castelluccio. Sono le 13:30
e il cielo è blu. Il sole dardeggia infuocato sul mio casco mentre affronto i 20 Km di salita, mai
durissima, ma spietatamente esposta senza mai offrire un solo metro d’ombra.
Persino le auto non osano sfidare queste rampe un po’ pirenaiche mentre
l’asfalto sembra fondere sotto le ruote impastando i copertoncini. Sulla strada
non incontro praticamente anima viva ad eccezione di un paio di camion. Arrivo
alla Forca Canapine con le due borracce già vuote da parecchio tempo. Scendo al
rifugio e bevo in un attimo una intera bottiglia d’acqua minerale, facendo abbondante
rifornimento di liquidi: 6 euro di bevande! Torno poi al bivio appena 3 Km indietro e inizio a
salire verso il valico di Castelluccio, che si trova un paio di tornanti dopo il
Rifugio Perugia.
Appena appare all’orizzonte il
Piano Grande la gita prende subito i contorni dell’impresa e l’eccitazione
sale. L’altopiano è vastissimo e si perde in lontananza dove appare il
villaggio di Castelluccio sulla cima di un colle. Mi butto verso il piano a
tutta velocità. E’ come scendere all’interno del cratere di un enorme vulcano
spento. Raggiunta la valle proseguo lungo la piccola strada asfaltata che si
incunea diritta perdendosi all’infinito verso Castelluccio tra campi di orzo e di
lenticchie punteggiati da papaveri e fiordalisi multicolori. Nello scenario peruviano
dominato dal Monte Vettore gli allevatori di cavalli ai bordi della strada
guardano con aria minacciosa il mio “cavallo di carbonio” che percorre l’altopiano.
La salita verso Castelluccio, dopo una decina di Km circa, è ripida e imballa
per un attimo le gambe. Ripreso il giusto ritmo, non mi accontento di
raggiungere la piazza ove si affacciano piccoli bar e chioschi che dispensano
souvenirs, bevande, lenticchie Dop e insaccati pregiati di Norcia. Salgo ardimentoso
come in trance una rampa al 20% fin
quando termina l’asfalto tra le case del villaggio e poi torno indietro.
Acquisto altre due bottiglie di acqua minerale, un tè freddo, un sacchetto di
lenticchie come ricordo e una cartina dei Monti Sibillini. Poi scendo verso il
Pian Deserto e risalgo fino al Passo di Gualdo, disturbato da un paio di
telefonate di lavoro. Mi disseto nei pressi della Cappella della Madonna di
Cona e ridiscendo per la terza volta al piano dove mi tocca risalire a
Castelluccio per nuovamente calarmi, subito dopo, per la quarta volta a valle. Raggiunto
un bivio mi dirigo verso l’ultimo passo della giornata, la Forca di Presta,
scavata tra le rocce che precipitano verso l’Adriatico.
Sono ormai le 6 di sera. Ne ho
fatti di saliscendi. Devo ridiscendere per la quinta volta al Piano Grande,
dove il traffico è momentaneamente interrotto dalla polizia. Infatti, una troupe sta girando un videoclip per una
cantante americana. Nell’attesa leggo le note della carta geografica che ho
comprato poco prima: in inverno il villaggio di Castelluccio resta sommerso per
cinque mesi sotto la neve. I pochi abitanti si rinchiudono nelle case con le
loro provviste, mentre i lupi scendono dai monti alla ricerca di avanzi di
cibo.
Finalmente la strada viene
riaperta e posso risalire al valico di accesso al Piano, che non ha nome sulle
carte topografiche. Al culmine faccio mente locale: oggi ho superato oltre
2.000 metri di dislivello. Brucio la discesa sino a Norcia dove attraverso
felice le vie della città chiuse al traffico tra negozi di formaggi ed insaccati
che espongono come trofei decine di teste di cinghiale. Ripresa l’auto, dopo
oltre un’ora di viaggio raggiungo finalmente Bevagna dove senza nemmeno farmi
la doccia in albergo mi precipito in un ristorante all’aperto e chiudo
degnamente la giornata con una abbondante cena e una buona bottiglia di vino di
Montefalco mentre cala il buio della sera e l’aria finalmente si rinfresca.
Marco Fortis