Km 281, dislivello
4.500 metri circa (Passi del Sempione, di Nufenen e Centovalli)
Causa maltempo e varie
malattie mi sono allenato davvero poco quest’anno, ma la Randonnee del
Frontaliere (Villadossola-Passo del Sempione-Briga-Nufenenpass-Bellinzona-Centovalli-Viladossola
di ben 280 Km) era già in programma da tempo e l’ho tentata comunque.
Forse
avrei anche potuto finirla entro le 22:00 (tempo limite) essendo già arrivato a
Locarno alle 18:45 dopo aver coperto circa 230 Km e la parte più difficile del
percorso. Ma la nausea da lunghezza eccessiva era già giunta a valori limite
per il mio pur resistente organismo ed insopprimibile è stata perciò la
tentazione di caricare la bici sulla Multipla della famiglia Borgatta che mi
era venuta incontro dalla Valle Vigezzo ed accorciare così anzitempo le
sofferenze. Resta la convinzione che, nonostante il ritiro, mi sia
indubbiamente difeso meglio sulle salite del Sempione e della Novena di come
abbiano tirato i rigori De Rossi e Di Natale contro la Spagna qualche ora dopo…
Sarebbe stato forse
sufficiente un solo “Fortis Day” (tradizionale allenamento intensivo e lungo
con molte salite) 10 giorni prima della Randonnee, come facevo abitualmente nel
2003-2006 prima delle Granfondo più impegnative, per guadagnare quell’ora e
quella tenuta per affrontare meglio il percorso. Ma le piogge dei giorni scorsi
e il lavoro non l’hanno consentito. Ripensandoci ora, con un pizzico di sale in
zucca sarebbe stato meglio stare a casa; provare per credere a fare anche solo
i 230 Km fino a Locarno via Sempione, Nufenenpass, Airolo e Bellinzona con una
sola uscita di allenamento (da Omegna a Campello) negli ultimi 20 giorni! Già
sul Sempione, dove ho avuto problemi di stomaco e ho perso mezz’ora al ristoro,
volevo tornare indietro, ma poi mi sono lasciato convincere dagli uomini
dell’organizzazione a proseguire. Ne è valsa la pena se non altro per fare
tutto il Goms fino al Nufenenpass in una giornata soleggiata stupenda in mezzo
a prati verdissimi, chiese, fontane di sasso dall’acqua freschissima e case
walser. Un ricordo che resterà bellissimo, così come quello delle meritate
timbrature sul prestigioso libretto del brevetto giallo del Campionato mondiale
randonneurs, che conserverò comunque con orgoglio nei miei archivi. Terribile
invece rimarrà nella mia memoria il tratto che ho percorso completamente
solitario e controvento in discesa e con continui falsopiani prima dal
Nufenenpass sino al desolato e arroventato Ticino (35 gradi e umidità del 100%)
e poi fino a Locarno: un totale di ben 110 Km. Una vera gara nella gara!
Partenza alle ore 5:40
da Villadossola in lieve ritardo. Siamo non più di 50 pazzi. Si vocifera che
partecipi alla Randonnee anche il mitico De Angelis, campione della Race Across
America. Certamente non gli sono di molto inferiori i tre atleti (randonneurs
esperti che fanno le randonnee di 600 Km per qualificarsi alla
Parigi-Brest-Parigi) con i quali percorro il tratto iniziale sino a Domodossola
quasi a 40 Km/h. Alla prima rotonda prendo subito 100 metri di distacco e poi
non riesco più a raggiungerli.
La salita al Sempione è
subito un vero calvario perché non sto benissimo, esattamente come lo scorso
anno alla Fausto Coppi 8000. Proseguo per un po’ con un gruppetto capitanato
dal redivivo Florido Barale, che ha riscoperto il gusto di pedalare sulle
lunghe distanze e ha perso parecchi chili. Poi mi fermo varie volte e infine
proseguo definitivamente da solo. La velocità di salita è molto bassa, non più
di 9 Km/h, assai più lenta di quella turistica che tenemmo nel 2006 quando
andammo con una spedizione della Iride a vedere il Giro d’Italia al Passo del
Sempione (Gianni e Frigerio se lo ricorderanno di certo). Arrivato al Passo (in
più di 3 ore!, il mio record del 2002 da Domodossola è 1h 50”), tentenno a
lungo, tentato dal tornare indietro visti i perduranti problemi di stomaco. Ma
poi decido di proseguire. Scendere dall’altro versante fino a Briga mentre si
alza il sole e il cielo diventa sempre più limpido è un vero piacere: ripaga di
tutte le sofferenze. Passata la prima brutta galleria, la strada è ampia,
scorrevole e bellissima e ti porta in un baleno a Briga tra boschi e profumi
d’estate. Anche fare il Goms e meraviglioso e per un po’, nonostante l’afa e il
sole cocente che fa bollire il casco, mi sembra di rinascere. Ma, appena giunto
ai piedi del Nufenenpass, i problemi di fondo riaffiorano. La salita mi sembra
faticosissima e salgo assai lento. Pensare che nel 2003, in occasione del mio
Brevetto della Andermatt Classic, il Nufenepass fu la terza salita (dopo Susten
e Grimsel e prima del Gottardo) e vi battagliai a lungo con un americano senza
mai scendere sotto i 13-14 Km/h. Oggi salgo a 8-9 Km/h. Dal valico della Novena
però il panorama è stupendo e mi illudo che le fatiche siano ormai finite.
Della interminabile discesa fino al Lago Maggiore ho già detto in precedenza. Aggiungo poco. A Biasca mi fermo mezz’ora a rifocillarmi in un bar. Approfitto della sosta per fare un po’ di telefonate e, un po’ demoralizzato per l’ora ormai avanzata e la stanchezza, prendo accordi telefonici per farmi venire a prendere da Gianni e famiglia, che si trovano in valle Vigezzo. Punto di incontro: Intragna all’ultima timbratura. Poi riparto per Bellinzona e Locarno. Ma da Biasca a Locarno ci vuole ancora quasi un’ora e mezza, con un fortissimo vento contrario e un traffico insopportabile. Ad un certo punto mi perdo anche nella campagna perché a causa di alcuni lavori in corso sbaglio strada. Così ci ritelefoniamo, accordandoci per incontrarci a Locarno, un po’ prima di quanto concordato precedentemente. Arrivo finalmente al punto di incontro, sorprendentemente ancora vispo (merito dell’ultimo gel di maltodestrine?) e forse – mi viene da pensare – avrei anche potuto avere più coraggio (o pazzia) e continuare. Ma questo pensiero mi passa in un attimo e, caricata la bici sull’auto di Gianni, mi godo senza rimpianti l’ottima l’assistenza Borgatta, che mi ha anche permesso di arrivare ad Omegna in tempo per vedere la partita dell’Italia (poi sfortunata) con la Spagna agli Europei di calcio.
Della interminabile discesa fino al Lago Maggiore ho già detto in precedenza. Aggiungo poco. A Biasca mi fermo mezz’ora a rifocillarmi in un bar. Approfitto della sosta per fare un po’ di telefonate e, un po’ demoralizzato per l’ora ormai avanzata e la stanchezza, prendo accordi telefonici per farmi venire a prendere da Gianni e famiglia, che si trovano in valle Vigezzo. Punto di incontro: Intragna all’ultima timbratura. Poi riparto per Bellinzona e Locarno. Ma da Biasca a Locarno ci vuole ancora quasi un’ora e mezza, con un fortissimo vento contrario e un traffico insopportabile. Ad un certo punto mi perdo anche nella campagna perché a causa di alcuni lavori in corso sbaglio strada. Così ci ritelefoniamo, accordandoci per incontrarci a Locarno, un po’ prima di quanto concordato precedentemente. Arrivo finalmente al punto di incontro, sorprendentemente ancora vispo (merito dell’ultimo gel di maltodestrine?) e forse – mi viene da pensare – avrei anche potuto avere più coraggio (o pazzia) e continuare. Ma questo pensiero mi passa in un attimo e, caricata la bici sull’auto di Gianni, mi godo senza rimpianti l’ottima l’assistenza Borgatta, che mi ha anche permesso di arrivare ad Omegna in tempo per vedere la partita dell’Italia (poi sfortunata) con la Spagna agli Europei di calcio.
Alla Iride ho già dato
tanto sangue in questi anni. Per questa volta basta mezza porzione…
Marco Fortis