Non
sò cosa ne pensano gli altri amici “bisonti della domenica” di questo tracciato
di Colazza, ma di certo è uno di quei percorsi per veri bikers che non se ne
trovano spesso.
E’ pur vero che,
quando le gare si svolgono in zona Mottarone (vedi Agrano il 6 aprile o la GF
Lago d’Orta il 24 marzo) non sono mai passeggiate per signorine e piuttosto
esprimono quanto di meglio si può trovare in difficoltà tecniche e durezza dei
tracciati nell’ambito delle ruote grasse.
Ma questa gara,
sicuramente resa anche peggiore dal maltempo dei giorni precedenti, a mio
parere è stata complessivamente la più dura di quelle che il Master Mtb S&S
2008 ha presentato fino ad ora.
Un
odissea di fango, ripetute salite al limite dello sforzo, guadi impressionanti
ad altezza pedivella e anche oltre che forse potevano essere evitati, discese
tipo “rafting” (ma senza gommone) in sassosi torrenti di acqua e fango, ancora
salite di argilla fangosa dove non si poteva nemmeno stare in piedi a spingere
la bici per la scivolosità del terreno, falsipiani di ghiaia grossa dove
sembrava di spingere un incudine al posto della pedivella (ma quest’ultima
difficoltà ci può stare).
I
pendii della dorsale che separa il Vergante dalla Valle dell’Agogna, in
particolare la parete Est di tale dorsale teatro della gara, sono
geologicamente composti da una terra argillosa di diversa composizione minerale
rispetto al resto del gruppo del Mottarone. Questa terra in caso di maltempo
trasforma molti sentieri del sottobosco in impraticabili ed improvvisi ruscelli
zeppi di fango scivolosissimo. Non solo ma, a causa della perfetta
impermeabilità del terreno argilloso, che non drena e non assorbe l’acqua, i
torrenti esistenti si gonfiano subito a dismisura e così rimangono per alcuni
giorni anche dopo la cessazione delle intemperie. Ma tutto questo è noto.
In
particolare nell’ultimo guado al secondo giro di gara molto scavato dai
passaggi precedenti, il torrente era talmente profondo che l’ondata di acqua
che mi è venuta addosso nel vero e proprio “tuffo” ha superato il manubrio
della bici (non scherzo). Non oso pensare ai piccoli “Primavera” come hanno
potuto superare quel guado indenni (dove le sarà arrivata l’acqua?).
Non
c’è dubbio, un percorso only for hard bikers.
Per
il resto buona organizzazione con ottimo ristoro, buone premiazioni, parecchia
gente dislocata sul tracciato compreso un indovinato ristoro idrico al culmine
di una durissima salita.
Ottimo
e puntuale servizio classifiche con l’ormai collaudato sistema chip di Renato
Poletti e consueto professionale servizio speaker di Arnaldo Priori.
In
buona posizione anche il luogo del ritrovo con spazi idonei e un accogliente
Bar per il caffè del mattino.
Agli
amici dei Lupi del Cornaggia/Albertoni FAR va tutta la mia comprensione per le
indubbie difficoltà che hanno dovuto fronteggiare a causa del terreno reso
quasi impossibile dal maltempo dei giorni precedenti ma forse, per le prossime
edizioni, sarebbe meglio ammorbidire un po’ il tracciato, magari sfrondando qualche
dislivello al limite, togliendo i guadi più profondi e trovare una alternativa
per il “rafting” torrentizio in discesa.
Tutto
questo non per i primi, che probabilmente non si accorgono nemmeno della
differenza ed arrivano comunque sempre primi, ma per i poveri bisonti della
domenica come me e tanti altri, che sono poi il gruppo ed il succo
dell’attività udacina.
Incoraggio
comunque i Lupi ad organizzare ancora questa gara nei prossimi anni perché, al
di la di tutte le difficoltà tecniche, è giusto che esistano all’interno del
Master anche queste prove estreme in zona Mottarone, alternate a prove magari
più morbide nella bassa Novarese o Varesina.
Però
magari con qualche piccolo ritocco in caso di brutto tempo si può evitare che
la durezza del tracciato superi il piacere di fare una bella gara in Mtb.