giovedì 24 maggio 2007

Giro d’Italia 2007 – Colle dell’Agnello

La mia estate ciclistica 2007 comincia ufficialmente il 24 maggio, con la tappa del Giro d’Italia che passa dal Colle dell’Agnello e dall’Izoard per arrivare a Briançon.
Con alle spalle un solo “Fortis day” (leggasi giornata di allenamento extra) il 30 aprile (con Omegna-Mottarone, Omegna-Quaggione e Omegna-Camasca in una mattina) e pochi allenamenti isolati in seguito (un paio di Omegna-Quarna e un giro di 100 Km fino a Fara Novarese, passando per la Colma di Arola), mi accingo a partire da Costigliole Saluzzo, dove ho dormito dopo una giornata di lavoro nel cuneese, per il Colle dell’Agnello.
Sono le 10 del mattino e la giornata è stupenda, sole e cielo limpido, con una leggera brezza che scende verso la pianura. Lasciate ormai alle spalle le velleità agonistiche degli anni scorsi, mi godo la salita in tranquillità ma cercando di tenere comunque un ritmo decoroso sulle modeste pendenze che portano fino a Sampeyre. Mi unisco ad altri corridori che si affrettano a salire nella febbrile attesa del passaggio del Giro sulla Cima Coppi e procediamo accelerando quasi inconsciamente, ma in modo costante, spinti dall’emulazione finché ci assestiamo sui 27-28 km/h. Pagheremo in seguito queste esuberanze quando le pendenze si faranno più dure…
L’Agnello (2.748 m. slm) è davvero una salita un po’ speciale: dal fondovalle fino a Sampeyre (971 m. slm) sono oltre 20 Km che salgono dolcemente, ma salgono. Poi mancano ancora 32 Km: c’è un primo gradino fino a Casteldelfino (1.295 m slm); poi un altro più duro fino alla diga di Ponte Chianale (1.606 m. slm); quindi si costeggia il lago e ci si impenna bruscamente fino a Chianale (1.796 m. slm). Da qui inizia il vero valzer. Recita la guida “Passi e valli in bicicletta-Piemonte 2”: “…terribili gli ultimi 10 Km, da Chianale al valico, con pendenza media del 9,3%, molti passaggi spaccagambe superiori al 12% e una punta del 14%. Per lunghezza e pendenza il Colle dell’Agnello versante italiano è sicuramente una delle salite alpine più temute”. Detto in altri termini: fate conto di partire da Omegna per la Cascata del Toce: ecco, l’Agnello è molto, molto di più. E’ come se, arrivati alla Cascata, si dovesse poi salire ancora fin quasi sulla cima del Blinnenhorn con pendenze spesso tipo Alpe Quaggione…
Il traffico di moto, auto, camper è ormai indescrivibile. Solo a Chianale ci saranno non meno di 10.000 persone e migliaia di auto parcheggiate nei pascoli. Molti salgono a piedi, moltissimi in bici, dopo essere venuti fin quassù in macchina e aver tolto la due ruote dal bagagliaio. A 5 Km dal passo sopraggiunge la carovana del Giro ed è il caos totale: auto che sgommano nelle curve strette, frizioni che bruciano, radiatori che esalano l’ultimo respiro. Un’auto rosa piena di giovani ragazze bionde fonde il motore a 1 Km dalla cima creando un tappo pauroso. I tifosi esaltati lanciano urla irripetibili all’indirizzo delle avvenenti fanciulle che rischiano di fare la fine dei cristiani nell’arena coi leoni.
Spesso devo fermarmi nel traffico perché non si può più procedere. Dopo di che è davvero faticoso ripartire sulle ripide pendenze le quali, come poco prima del laghetto posto a pochi pedalate dalla cima, toccano anche il 15%. Finalmente arrivo al colle, che è già transennato e invaso da migliaia di tifosi saliti sin dall’alba. Non si può stare lì e ci mandano via un po’ a malo modo. C’è già nebbia in alto e decido di scendere verso valle, almeno di 3-4 Km, per piazzarmi in un punto strategico, dal quale si possano vedere in basso numerosi tornanti, in modo da seguire comodamente la corsa. Finalmente trovo il posto giusto: è come un anfiteatro. Soddisfatto, mi cambio ed estraggo la cinepresa dallo zaino pronto a filmare i protagonisti. Il sole splende ancora ma stanno arrivando minacciose nubi nere.
Arrivano i primi due francesi in fuga, ma ormai agonizzanti. Poi è la volta del gruppetto dei primi. Il Giro è una cosa incredibile. Lo aspetti per giorni. Poi, quando finalmente sei lì ai bordi della strada, lo aspetti per ore. E quando passa, infine, dura pochi velocissimi minuti. Ma quei minuti non li dimentichi più. E poco importa se quando inizi a scendere inizia improvvisamente una pioggia battente, poi una terribile burrasca che inonda la valle. L’acqua scorre a torrenti sull’asfalto spesso alta più di 20 cm. C’è anche una frana con un masso gigantesco che si abbatte dal bosco sul cristallo anteriore di un auto sfondandolo. La coda di macchine che si forma in pochi minuti rimane intrappolata per ore dall’incidente sulla stretta carreggiata prima di Casteldelfino. Nell’ingorgo passiamo solo noi ciclisti che non vediamo l’ora di arrivare a valle e toglierci gli indumenti fradici. Pedalo come un forsennato tra scrosci d’acqua, lampi e tuoni, sognando soltanto di raggiungere la mia auto asciutta parcheggiata in albergo, 30 Km più in basso. Il tempo è stato clemente con il Giro d’Italia ma non certo con i suoi tifosi. Ma la sofferenza passa in secondo piano e in mente ormai ho soltanto una cosa: il giorno in cui tornerò qui sull’Agnello, il 2 di luglio, per affrontare il mitico Brevetto “4 Colli” della Fausto Coppi (320 Km e oltre 6.000 metri di dislivello, con Agnello, Col de Vars, Col de la Bonnette e Colle della Lombarda). Il modo migliore per coronare ufficialmente la mia carriera di randonneur e tirare un po’ i remi in barca perché ormai gli anni avanzano e non ho più molta voglia di tirarmi il collo.


Marco Fortis