domenica 6 luglio 2003

Serre-Che Luc Alphand, 6 luglio 2003

Dopo la Gran Fondo Campagnolo (22 giugno) e il Trittico Alpino Ticinese (29 giugno), per la terza domenica consecutiva sono impegnato in una "classica" del granfondismo: la Serre-Che Luc Alphand, che prevede due mitici colli, l’Izoard e il Granon.

La gara. Sono stati complessivamente 1.660 gli atleti arrivati nei tre percorsi (90, 134 e 145 km) su circa 1.800 iscritti.
Solo 286 impavidi, tra cui il sottoscritto, hanno avuto il coraggio di affrontare il percorso più lungo (quello "A", comprendente Puy Saint-Vincent, Izoard e Col du Granon per complessivi 3.050 m. di dislivello) o gli è stato consentito di farlo, in quanto alle ore 14.00 in punto veniva bloccato l'accesso al Col du Granon e i concorrenti ritardatari venivano dirottati obbligatoriamente a concludere il percorso medio. Quest'ultimo (il "B", con il solo Izoard) è stato completato da 786 ciclisti, mentre il percorso corto (il "C" con il Monginevro e l'Echelle), è stato portato a termine da 588 atleti.

Cronaca: partenza ore 7:15 da Chantemerle (1.350 m. di altitudine e 7 gradi di temperatura!) dei corridori iscritti per i percorsi "A" e "B" dietro macchina per circa 7 km (“neutralizzati”, cioè fuori gara) sino a Le Monetier-les-Bains (1.470 m.). Da qui (ore 7:46) inizia la gara ufficiale. Parto coraggiosamente senza zaino (come alla Campagnolo) con le tasche però superpiene di giacchine antivento (due), pompetta, barrette e zuccheri, facendo conto di non fermarmi sino in cima all'Izoard. In realtà, l'inizio della gara è una lunga discesa di circa 30 km non piacevole da fare con soli 7 gradi di temperatura! Finalmente arriva la salita di Puy Saint-Vincent che fa subito selezione: supero numerosi concorrenti e ciò mi consente di avvantaggiarmi e di non rimanere troppo isolato nella successiva discesa. Si forma a questo punto un buon gruppo di circa 50 corridori (nella cui pancia sto ben comodo) che prosegue a 35-38 km/h fino a Guillestre, cioè all'attacco dell'Izoard, mentre la temperatura si alza notevolmente ma non diventa mai troppo calda. Il clima è ideale, il cielo completamente azzurro: stupendo lo spettacolo. Inizia la mitica salita. I primi km sono dei falsopiani con qualche moderata discesa, mentre la strada si incunea nella roccia. Vi sono anche alcune gallerie poco illuminate. Poi la strada si allarga e comincia a salire gradatamente. E’ la mia fase migliore: procedo a 25-30 km/h sui primi falsopiani, a 17-18 km/h sulle pendenze al 5-6% e a 12-14 km/h nei punti più ripidi (tra cui un subdolo rettilineo nei pressi di Arvieux che sembra non finire mai). In tutta la salita raggiungo diverse decine di concorrenti; solo due mi superano. Finalmente appare lo straordinario panorama della  Casse Deserte. Passo davanti al monumento con Coppi e Bobet nel paesaggio lunare che lo circonda. Che emozione! Una breve discesa, poi ancora un po' di salita tosta e arriva subito il passo. Mi sembra incredibile: dopo 100 km, non è neanche mezzogiorno, appena 4 ore di gara e sono già in cima all'Izoard! Forte è la tentazione di scendere subito a palla e di monetizzare con poco sforzo un buon piazzamento nel percorso medio, tipo entrare nei primi 150-200. Ma non sono venuto qui per fare una gara veloce tipo Diablo... La Luc Alphand va onorata con il percorso lungo. Presa questa decisione, mi fermo una decina di minuti per riposare, bere e mangiare al ristoro, coprirmi bene per la discesa, ecc. Indosso il giacchino rosa senza maniche del Giro d’Italia sopra quello giallo con le maniche e poi via. La discesa verso Briançon è interminabile. Le mani sui freni fanno male. All'una meno dieci circa, dopo il noioso attraversamento di Briançon, finalmente attacco il Col du Granon, che è effettivamente una dura punizione (è proprio azzeccato il giudizio sul sito internet Salitomania...). Si tratta di 11 km sempre bloccati sul 9-10% con qualche punta velenosa al 13%, che dopo 134 km di corsa si fanno sentire, eccome! Ma ormai sono soddisfatto ed appagato di questa bella giornata di ciclismo. Perciò vado su tranquillo, senza strafare, partendo in 206a posizione alla rilevazione cronometrica del fondovalle. Arriverò in vetta a velocità costante, con infinita pazienza, pedalando a 10-12 km/h, ma superando ben 35 concorrenti senza essere raggiunto da alcuno, chiudendo la gara al 171° posto assoluto in 6h09'23". Il panorama, soprattutto sopra i 2.000 metri, è fantastico ed è completamente diverso da quello della vallata. Sul finale la fatica comincia a farsi sentire. All'arrivo quasi provo disgusto per lo sforzo a cui mi sono sottoposto (sensazione non avvertita alla Campagnolo, dove me la ero presa assai più comoda). In vetta mi fermo appena il tempo per divorare una decina di spicchi d’arancia e bere un paio di bottigliette d’acqua minerale. Ho fretta di rientrare in albergo. La discesa su una strada brutta piena di buchi è un vero martirio, con le mani irrigidite e doloranti sempre sui freni, e si piomba a poco a poco nella calura del fondovalle. Qui però la bella sorpresa. Nonostante abbia optato per il percorso più lungo, concludendolo con relativa calma, senza pormi particolari obiettivi di classifica, mi accorgo dai tabulati dell’organizzazione che sono andato discretamente e sono riuscito a stare nel tempo stabilito per la mia categoria (la “E”, da 40 a 49 anni), che consente di ricevere il diploma dell' "aigle d'or" (sotto le 6h15'). Preso il prestigioso diploma, il rientro in auto a Le Monetier-Les Bains è all’insegna del buon umore. La famiglia mi aspetta per un bel bagno in piscina e stasera gran festa a tavola. Poi domani faremo il Galibier! Ma con la Multipla…


Marco Fortis