sabato 8 settembre 2001

Cronoscalata Valle Cellio: Plello-S. Bernardo (km 8,5, dislivello 470 m. circa; arrivati 60 corridori)

Io e Riccardo Ongaro pensavamo di piazzare un bel colpo, concludendo magari ai primissimi posti questa cronoscalata ed onorando così una stagione per noi molto brillante. D’accordo, la gara era valida anche come Campionato Interregionale Bancari e quindi sulla carta non era da prendere sottogamba. Ma noi pensavamo ingenuamente che, a parte qualche bancario un po’ più veloce della media, in una cronoscalata come questa, localizzata in uno sperduto angolo della Valsesia e mal pubblicizzata, non avremmo trovato molti avversari pericolosi. Invece...

Arrivati a Plello scoprivamo con stupore che i bancari presenti erano in realtà assai pochi, mentre c’erano quasi tutti i più forti scalatori del Nord Ovest, a cominciare da Galbignani, i due Grazioli, Deschino, Mattarello, De Bernardi e Bacchetta, più altre belle sorprese, tra cui il granfondista Luca Scattolin, fresco 4° assoluto nella Mediofondo del Monte Rosa. Presenti, tanto per gradire, anche molti atleti agguerriti dell’UC Valdossola. “Non esistono gare facili”, commentava un po’ sconsolatamente l’esperto Sergio Nino. “Ovunque, ormai, sono presenti i migliori”. Ai nastri di partenza mancavano in pratica solo Frigerio, Fatone, Vezzoli, Molini e i più forti scalatori della Domobike, cioè Crosa Lenz, Lunghi e Dresti (che si trovavano in Liguria, impegnati nella GF delle Cinque Terre) e poi la gara avrebbe assunto i contorni di un vero e proprio campionato italiano...
Messo dunque rapidamente il cuore in pace, Riccardo ed io abbiamo solo pensato a difendere al meglio i nostri colori. Partenza del primo concorrente alle 14.15. Poi via via tutti gli altri ogni 30 secondi. Gli organizzatori, oltre alla classifica assoluta, ne hanno stilate due per categorie: i giovani (cadetti, juniores e seniores) e gli anziani (veterani, gentlemen e supergentlemen).
Rapida cronaca. C’è il sole ma fa già freddo in questo pomeriggio di inizio settembre. E’ la prima volta che corro una gara di questo tipo, senza avere altri ciclisti come punto di riferimento. Penso con un po’ di nostalgia che questa è l’ultima corsa di una stagione forse per me irripetibile dopo la vittoria del Campionato provinciale strada della montagna nella categoria veterani. Mentre il giudice di partenza mi sorregge, scandisce ad alta voce il conto alla rovescia: 15 secondi, 10 secondi, 5 secondi, 3, 2, 1, via! Come al Giro del Mottarone, parto ancora con il pettorale numero 17, ma non sono superstizioso (allora, anzi, il 17 mi aveva portato fortuna). Questa di Plello è una salita non ripidissima (6,5% la pendenza media) e va affrontata a tutta velocità. Raggiunta Cellio a quasi 20 km/h di media, commetto l’errore di rilassarmi un po’ nel tratto successivo fino a Breia (convinto di aver già accumulato un buon tempo). La forma non è più quella del Campionato provinciale, ma vado ancora abbastanza forte e riesco a spingere bene sui pedali nonostante un fastidioso mal di testa. Nelle viuzze di Breia e nel successivo chilometro di falsopiano sbaglio però l’impostazione di numerose curve strette e freno eccessivamente per timore di scivolare sull’asfalto sporco di terriccio. Solo nell’ultimo chilometro, con la strada che ricomincia a salire decisamente, riprendo a pedalare con buon ritmo chiudendo in 26’33” alla media di 18,8 km/h. Riccardo, partito con il numero 57, questa volta fa meglio di me per 2 secondi. All’arrivo faccio in tempo a filmarlo con la videocamera. Ci piazziamo solo 34° (lui) e 35° (io) su 60 concorrenti nella classifica assoluta. Ma non è proprio il caso di demoralizzarci. Infatti, ci precedono ben 21 atleti capaci di salire fino alla chiesetta di S. Bernardo ad oltre 20 km/h di media (oltre ai giovani migliori c’è anche un supergentleman, il campione regionale di strada della montagna Calligari, della Fratelli Del Boca). E’ difficile essere sempre competitivi con gente di questo tipo. Per mantenersi in forma per 4-5 mesi consecutivi come fanno loro non basta certamente uscire in bici solo un paio di volte alla settimana. E’ però consolante constatare che atleti molto più allenati di me e Riccardo, come ad esempio Iuliano, ci hanno preceduto solo di pochissimi secondi. In realtà, sia io che Ongaro siamo convinti di avere ancora grossi margini di miglioramento su questa salita, almeno dell’ordine di un minuto-un minuto e mezzo in meno. E solo sufficiente che la prossima volta io mi mantenga più concentrato, perfezionando nel contempo la pratica nel falsopiano dopo Breia (dove sono andato quasi meno forte che in salita), mentre Riccardo deve abituarsi a pedalare più in agilità facendo un po’ meno ricorso al fuorisella. Arrivederci al prossimo anno, Valsesia...

Marco Fortis

      Ongaro all'arrivo